In una guerra che massacra giovanissimi soldati e uccide genitori, fratelli e figli, gli animali domestici possono sembrare l’ultima delle preoccupazioni. Eppure, sin dal primo giorno, è stato chiaro che gli ucraini – pur sotto le bombe – non avevano intenzione di dimenticare gli amici a quattro zampe. Come se la loro cura e la loro compagnia fosse una testimonianza della vita ‘di prima’ e una speranza per quella che verrà. Così sui media e sui social si moltiplicano le storie e le immagini di cani e gatti protetti nei rifugi, coccolati dai soldati, persino tirati fuori dalle macerie con la stessa cura dedicata alle persone. Oppure, molto più spesso, al seguito dei padroni, tenuti in braccio, a spalla quando troppo anziani e malati, al guinzaglio per centinaia di chilometri e in marsupi sistemati tra le poche cose scampate alle macerie.

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