Immaginate una cittadina dell’entroterra umbro, una notte d’estate, le cicale che si chiamano con i loro canti d’amore, le stelle che bucano il velluto del cielo e… un’afa tremenda che sta per salvare la vita a un piccolo gattino! È la notte fra il 20 e il 21 luglio del 2016, Sara, una giornalista che vive a Roma, è in visita dai suoi genitori e nella sua camera fa caldo, troppo caldo, così decide di tenere spalancate le finestre. Ma l’afa, si sa, non concilia il certo il riposo e Sara, che si rigira continuamente nel letto, ha un sonno leggero come una piuma. Per fortuna… perché questo le permette di udire, verso le due del mattino, un miagolio. Continuo, pungente, straziante. Racconta Sara: «Ammetto, che all’inizio mi sono girata dall’altra parte, pretendendo di prendere sonno, intontita dal caldo, dalla stanchezza… poi alle cinque non ce l’ho più fatta e mi sono alzata. Sono scesa in cortile e sotto la siepe c’era una briciolina di pelo che si disperava. L’ho raccolto con delicatezza, l’ho appoggiato sul cuore stringendolo a me e dopo un secondo ha smesso di piangere. Non c’è stato tempo, non c’è stato spazio fra noi.
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