I gatti non passavano inosservati in quel luglio del 1931. Sul panorama esplorato dall’allora unico quotidiano locale, un martedì sì ed uno no, per due volte ravvicinate, la stampa de “Il Popolo di Brescia” proponeva due interventi differenti con esplicite allusioni a curiose contestualizzazioni d’informazioni sparse circa il mondo felino.

Se, nel caso dell’edizione del 14 luglio 1931, l’articolo si occupava nel golfo di Salò della popolazione dei gatti, affacciata su quell’incavo di insenatura lacustre bresciana, tra le pagine invece pubblicate il 28 luglio 1931 una particolareggiata descrizione, scritta da Giuseppe Bernardi, tratteggiava un ritratto saliente a proposito del sornione animale domestico nella situazione in quell’epoca ravvisata nella città di Londra.

Se, a Salò, in modo approssimativo, i gatti erano enumerati in alcune migliaia di esemplari, nella capitale inglese gli stessi erano proporzionati in una stima altrettanto elastica, ma più cospicua, di oltre due milioni.

In entrambi i casi si metteva un poco l’accento sull’enorme rappresentanza numerica felina, attraverso l’ironia sottile e divertita dei rispettivi estensori di quanto pubblicato, quasi fossero emuli umani di alcune fra le felpate ed argute caratteristiche comportamentali solitamente attribuite alla natura più lunare che solare, abitualmente riscontrabili nell’ermetica e sfuggente tipicità dei gatti in generale.

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