La loro storia è scritta nel nome: uno si chiama Gruviera, perché il suo corpo era pieno di buchi scavati dai bigattini. Un altro cagnolone anziano all’anagrafe fa Ignazio, perché è stato ritrovato in fin di vita a Norbello, davanti alla chiesetta di Sant’Ignazio: aveva l’addome squarciato da una profonda ferita, la gabbia toracica sfondata, un polmone perforato da una costola fratturata, e per non farsi mancare niente anche un rosario di pallini conficcato sottopelle. Fronte invece è stato battezzato così per i segni delle bastonate sulla testa. E poi ci sono Biancone, Yomo, Laccio e tutti quegli altri cani con la sfiga prestampata nel dna. Il comune denominatore è questo: nessuno è battezzato dal santo pedigree, al limite un trisavolo maremmano nella genealogia, niente microchip, quella lanuggine bianca che li fa tanto assomigliare alle pecore, e la maledizione che si legge sui corpi, tatuata nell’anima e sulla pelle, con cicatrici profonde, e quel modo di stare accucciati in un luogo solitario e distante. Una tristezza fiera che impregna gli occhi di chi ha imparato ad accettare la sorte.

vai a lanuovasardegna.it

Lascia un commento