Andando a guardare da vicino la fotografia ci troveremo di fronte, come al solito, un’Italia a macchia di leopardo, con territori discretamente virtuosi e altri meritevoli dei peggiori aggettivi. Solo due città vantano una performance buona (Modena e Terni) e solo altre sette sufficiente (Bologna, Ferrara, Parma, Cremona, Lecco, Monza e Perugia). L’unica attenuante è l’aumento travolgente di animali d’affezione rispetto alla popolazione. Nel 1999 i cani erano 6 milioni, oggi quelli in anagrafe canina sono attorno agli 8 milioni, ma quelli realmente stimati sono fra i 15 e i 18 milioni. Più o meno la stessa cosa per i gatti che sono ancora un po’ al di sotto numericamente dei cani, mentre si impongono nuove realtà già seguite da anni nella loro evoluzione impetuosa, quali i rettili e i roditori d’affezione.
A fronte di un vasto numero di comuni che hanno un assessorato o un ufficio dedicato alle problematiche animali,circa il 70% ha semplicemente chiesto alle Asl il numero dei cani iscritti all’anagrafe. Per quanto riguarda l’anagrafe canina essa giuoca un ruolo evidentemente fondamentale nel combattere il randagismo. La media nazionale è di 1 cane registrato ogni 7,8 cittadini, mentre si dimostra ancora una volta molto virtuoso il Friuli Venezia Giulia, con 1 cane ogni 4,2 cittadini. La Calabria diventa il fanalino di coda con un cane registrato ogni 22,3 cittadini.
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