Il mondo dello calcio si è fermato per un minuto di silenzio, pregno di sincera commozione, il mondo del ciclismo lo piange come avesse perso un bambino, i conoscenti camminano in fila silenziosi, le mani al volto, su quella pedana dolorosa che percorre chi vuole rendere omaggio alla salma del grande campione e del ragazzo, amico caro.
C’è chi non può piangere Michele Scarponi, il ciclista ucciso sabato da un Tir mentre si allenava, facendo scorrere le lacrime sul viso, perché non è così che gli animali manifestano il dolore per chi hanno amato, ma si fanno capire lo stesso da chi possiede la sensibilità che gli permette di interpretare le loro emozioni. Se poi si tratta di pappagalli entriamo a contatto con animali la cui sensibilità, affetto ed emozioni sono molto, molto vicine a quelle umane. Se n’era accorto il campione, l’Aquila di Filottrano, come spesso lo chiamavano tifosi e amici, tanto che una delle sue gioie, quando rientrava da gare in tutto il mondo, era l’incontro con Frankie, un’Ara ararauna femmina di quattro anni e mezzo con la quale spesso attraversava quell’incrocio stramaledetto che scendeva dalla Provinciale per arrivare a Jesi. Lì lo aspettava il grande pappagallo, uno dei suoi più cari e sinceri affetti, con il quale girava video, si faceva fotografare nelle pose più strane e passava il tempo giocando e ridendo felice, anzi felici, lui e lei, in una simbiosi che raramente si verifica nell’austero mondo del ciclismo.
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