Oggi quasi tutti sanno che cos’è la pet therapy, l’aumento del benessere umano attraverso l’utilizzo degli animali.Solo poche decine d’anni sostenere che l’ingresso di un cane o un gatto nel reparto di pediatria di un ospedale potesse comportare dei benefici per i bambini, avrebbe dato luogo alla chiamata di un paio di robusti infermieri muniti di camicia di forza.
Se si dovesse pensare a una data certa in cui collocare l’inizio della pet therapy credo che chiunque sarebbe in enormi difficoltà. Probabilmente questa forma di «cura» inizia subito dopo l’incontro dell’uomo con il cane e il loro straordinario sodalizio. Senza sprofondare nel vortice del tempo, un esempio di sollievo dalla solitudine e dalla depressione, attraverso la frequentazione con gli animali ci viene dall’ambiente carcerario. Gli ergastolani, gli imprigionati per lunghi anni in carceri dove non veniva concesso il contatto con altre persone, trovavano nei pochi animaletti che frequentavano la cella un diversivo e talvolta una ragione di vita. In uno dei tanti capolavori di Stephen King, mirabilmente trasposto sullo schermo da Frank Darabont (Il miglio verde) il detenuto Eduard «Del» Delacroix si affeziona a un topolino che ha chiamato Mr. Jingles di cui si preoccupa più che della sua stessa vita che sta per concludersi sulla sedia elettrica.
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