Metti che due cani si incontrino per strada e inizino a ringhiarsi a vicenda. Metti che uno dei due attacchi l’altro con un morso e quest’ultimo, a sua volta, reagisca violentemente. Metti infine che a tentare di separarli è il padrone del cane più piccolo, intimorito che la propria bestiola possa subire un danno grave e perenne. Ma da questa scelta di porsi in mezzo ai due cani in lite chi ne rimane davvero leso è proprio il proprietario che fa da paciere: chi lo risarcisce? Nel dubbio sempre meglio vedere cosa stabilisce, in casi del genere, la giurisprudenza. E la risposta appropriata arriva da una recente sentenza della Cassazione [1].
Cosa prevede innanzitutto la legge? Il codice civile [2] stabilisce che ciascuno risponde dei danni che il proprio animale provoca a terzi (persone, animali o anche oggetti). Si tratta di una responsabilità «oggettiva», che scatta cioè in automatico, a prescindere dal fatto che vi siano colpe dei padroni: basta il semplice fatto di avere, sotto la propria custodia, il quadrupede per dover rimborsare i danni da questo prodotti (ne risponde, quindi, anche il dog-sitter: leggi Cane: per i danni paga chi lo porta a passeggio). Ebbene, secondo la Suprema Corte, questa norma vale anche nel caso in cui la lite tra due cani procuri lesioni al proprietario. Questo perché, sia che l’animale sia assicurato a un guinzaglio, sia che invece sia custodito in un recinto chiuso con un cancello, bisogna sempre evitare che eventuali fughe improvvise possano arrecare danni a terzi. Come appunto in caso di “rissa”. Allora non risulta più necessario verificare chi dei due cani abbia dato per primo causa al litigio o abbia sferrato il primo morso. È infatti decisiva l’omessa custodia dell’animale, da parte del padrone, che deve comunque far di tutto affinché il proprio fedele compagno non faccia mai male ad altri, animali o uomini che siano.