I cani non hanno la parola, ma basta osservarli, saper ascoltare i loro segnali e scoprire molto del loro passato. E così è stato per Trento, un cane abituato solo ad obbedire, privato della libertà naturale di cane, che da un giorno all’altro ha dovuto fare i conti con la disabilità che ha iniziato ad aggredire il suo corpo.

«Seguo Trento da qualche anno ho iniziato quando è arrivato in canile. Affiancata da una volontaria, ho portato per anni Trento in passeggiata – racconta Rossella dell’Enpa di Pistoia – . Lui ha sempre ignorato cani e persone (un’ottima cosa, per evitare di mettersi nei guai). Non ha mai avuto istinto predatorio. Non è mai stato un fuggitivo. Ha sempre avuto un richiamo perfetto, quello che la gente, col proprio cane, cerca per una vita e non trova mai. Uscire con Trento è stata una sfida ed una scoperta. Lui mi camminava incollato ad una gamba e non si allontanava mai, non annusava, non prendeva iniziative. Non mi piaceva. C’era qualcosa che non mi tornava».

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