Nell’aprile di quest’anno, la zona di protezione del Parco Nazionale Kruger ha registrato zero casi di bracconaggio a carico dei rinoceronti della riserva mentre nella prima metà del 2020, in tutto il resto del Sudafrica sono stati colpiti 166 esemplari a fronte dei 319 dello scorso anno. E’ solo una fotografia parziale dell’impatto che il Covid-19 ha prodotto in favore di una specie che nell’ultima decade ha visto uccisi almeno 10mila dei suoi esemplari ma conferma la diretta correlazione che intercorre tra bracconaggio illegale ad opera dell’uomo e la sopravvivenza degli esemplari.
«Nel periodo di lockdown globale – spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva di Bussolengo che da anni sostiene l’organizzazione internazionale ‘Save the Rhino’ – la presenza delle forze armate e i numerosi posti di blocco per le strade africane hanno funzionato da deterrente per i bracconieri, che hanno trovato sbarrate anche le vie del traffico illegale verso Cina e Vietnam, la più grande piazza per il corno di rinoceronte, a causa del blocco dei flussi turistici. Questo tuttavia porta con sé un problema indiretto, causato dall’assenza di quell’ecoturismo in grado di supportare parchi e riserve che tutelano la specie».
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