Quando smettiamo di amare la natura, esattamente? C’è un’età o un rito di passaggio? È la pubertà, forse, o l’ingresso nel mondo del lavoro. Prima o dopo succede. Smettiamo, improvvisamente, di subirne la magia e diventa una questione di calcolo: se è utile, vale; se è inutile, ci disinteressiamo.

“Quando smettiamo di amare la natura?” è la prima domanda che viene in mente dopo aver letto “Bambi, la vita di un capriolo”. Bambi, proprio lui, il libro che ha ispirato il mito Disney, il cartone animato che fa parte dell’immaginario dell’infanzia di milioni e milioni di bimbi. Il volume compie in questi mesi esattamente un secolo: è stato scritto nel 1922 dall’austriaco Felix Salten (nato nella Pest austro-ungarica nel 1869 e morto a Vienna nel 1945). Il racconto ha visto la luce prima sulle pagine di un giornale viennese, uscendo a puntate, e poi, in un unico volume, all’inizio del 1923. Negli ultimi anni era diventato introvabile in Italia, ma Contrasto Books ne pubblica una nuova edizione, arricchita da un’introduzione di Giorgia Grilli, docente di letteratura per l’infanzia all’Università di Bologna, e dalle fotografie di Andy Rouse (168 pp.; 19,9 euro). La traduzione è quella storica, seppur leggermente rivisitata, curata da Giacomo Prampolini, poliglotta e prolifico traduttore del Novecento, che ha restituito nella nostra lingua tutta la sonorità e le sfaccettature ricercate da Salten.

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